Con il solito piglio da prof di latino anni '50, la ministra Fornero sentenzia che non bisogna protestare, occorre essere costruttivi.
D'altronde da membro di un governo insediato per volontà divina che non può vantare neanche un risultato positivo rispetto agli obiettivi che si era fissato, se lo può proprio permettere...
Tuttavia, mi pare il caso di raccogliere l'invito.
Costruiamo, andiamo nella direzione giusta, cresciamo: allora mandiamoli a casa, subito.
Loro e tutti i loro sostenitori, dall'ologarchia dei partiti istituzionali alle banche (non dimentichiamo mai che sono la causa originaria della recessione), fino all'apparato della stampa embedded.
Occorre mobilitarsi presto, in mille forme e direzioni, perché le loro operazioni di trucco e parrucco vengano stroncate prima che possano re-inventarsi qualche nuova formula per rimanere in vita altri decenni.
E serve partire con umiltà e tenacia dal territorio: il rapporto tra l'individuo ed il 'suo' ambiente va politicizzato, cioè va fatto diventare un problema politico e quindi una domanda politica centrale, per il cambiamento.
Non sarà un'impostazione da commercialisti a salvarci, ma una prospettiva di buon senso: ripensare ogni servizio pubblico, ogni infrastruttura, ogni riforma con la logica del bene comune.
La teoria del traino della libera impresa ha fallito miseramente, perché nelle imprese non si sviluppa ma - dove e come si può - si ruba, si raggira, si evade. Sia l'amministrazione pubblica, epurata dai parassiti del malgoverno, a rendersi protagonista dell'economia attraverso la promozione di progetti a basso impatto sul bilancio per la gestione dei servizi alla persona e la razionalizzazione delle spese per le opere e la manutenzione delle infrastrutture.
Non ci vogliono dei geni per fare ciò che serve.
Basterebbe, realisticamente, ricontrattare il debito pubblico sulla base del ragionamento che allo stato attuale non c'è possibilità di onorarlo e che se non si attuano politiche per lo sviluppo da subito non si potrà farlo mai, neanche in un lontano futuro. Così verrebbero fuori le magagne, cioè quei crediti che vengono erogati allo stato non per essere riscossi, ma per condizionare il governo nelle sue scelte.
Solo che queste cose, con il ceto che guida attualmente il paese - dai ministri ai consiglieri comunali -, non sono materialmente possibili. Tanti sono i fattori che causano questa inattuabilità, ma essa è sotto gli occhi di tutti, e non vale la pena tanto stare ad analizzare, quanto invece rimboccarsi le mani ed agire, responsabilizzarsi in prima persona per la collettività ed in particolare per gli studenti, i lavoratori, i troppi disoccupati, i migranti e le fasce deboli della popolazione.
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