In un post di qualche giorno fa* mi chiedevo cosa si potesse fare per far ripartire un territorio come il nostro, rovinato da anni di malgoverno e speculazione.
La tesi di fondo era - ed è - che mantenendo lo stesso assetto 'istituzionale' attuale, con partiti e correnti che si fanno la guerra solo per le poltrone e la distribuzione di appalti e finanziamenti, non cambierà mai nulla.
Non si tratta ovviamente di una posizione qualunquista; non è la politica ad essere marcia in sè, quanto invece chi governa la politica. Occorre quindi proporre l'alternativa, senza fermarsi alle invettive.
La soluzione, io credo, sta nel problema stesso. Il problema è che la politica è scollata dalle persone che pretende di rappresentare e così fa barcollare, o addirittura crollare, la necessità sociale delle istituzioni, delle regole e dell'attività amministrativa.
E se questo fatto è vero in generale, lo è tanto più in relazione al punto di vista della sinistra, del suo elettorato storico e sicuramente anche di quello a cui essa, riuscendoci o meno, dovrebbe far riferimento: i lavoratori salariati e le loro famiglie.
Senza girarci tanto intorno, tutti sappiamo che ormai esiste una parte della sinistra che prescinde dalle classi sociali e dai ceti economici. Questa sinistra, che preferisce chiamarsi centro-sinistra (forse per somigliare di più a quella destra che per ragioni analoghe si fa chiamare centro-destra), ha governato per quindici anni Roma e il V municipio dal 1976.
Si può obiettare che la scelta di essere moderati in politica non implichi l'essere cattivi amministratori e che quella di rimanere legati ad un'aspressione di classe non sia affatto di per sè un certificato di onestà e capacità. Ed è certamente vero. Ma rimane evidente anche come l'abbandono progressivo di tematiche inerenti la vita dei lavoratori come vincolanti per i programmi elettorali e le agende di governo (locali o meno non importa) abbia storicamente coinciso con un impoverimento senza precedenti del personale politico.
Per tre consiliature di seguito, con Caradonna eletto presidente al primo turno (giova ricordarselo, ogni tanto), l'attività politico-amministrativa del municipio è stata bloccata da questioni tutte interne alla maggioranza. Per di più, da quando lo stesso Caradonna è in carica, il territorio è stato letteralmente depredato dalle speculazioni. L'esempio più lampante, ed allarmate, è l'agoniata costruzione del nuovo edificio che deve ospitare l'ente, apparentemente pronto da anni ma mai inaugurato, nè messo in funzione: il presidente si è vantato a lungo di essere riuscito a farselo costruire gratis, ma quelli a cui ha regalato i terreni circostanti (la ex-Fiorentini, per chi è pratico) hanno ritenuto di non aver potuto lucrare abbastanza coi mostri che hanno costruito - chi ha presente il mega palazzo della Sai assicurazioni a via del Forte Tiburtino? - e sono tornati sotto per chiedere il resto. Il risultato sotto gli occhi di tutti, come detto, è che il nuovo edificio publbico sta lì, vuoto, triste e forse incompiuto all'interno.
Chiaramente, se partissi con gli altri esempi concreti di questa deriva 'sfasciona', non la finirei più. Chi in queste zone ci abita sa; non occorrono didascalie.
Quello che è accaduto è potuto accadere perchè per anni il centro-sinistra ha governato il municipio sapendo che comunque il consenso elettorale, per complesse ragioni sociali e storiche, non veniva scalfito. Essere presentati dai partiti delle varie coalizioni di centro-sinistra come candidati presidenti equivaleva senza grattacapi particolari all'essere scelti direttamente come presidenti. La direzione politica del municipio è stata dunque un corollario di strategie ed accordi discussi comunque altrove, a livello di segreterie romane dei partiti. Principalmente, come è comprensibile, è stato rilevante e quindi deleterio il ruolo di quello che oggi è il Pd, ma che prima erano i Ds e prima ancora il Pds, fino ad arrivare al vecchio caro Pci.
Caradonna, come la Mezzabotta che lo ha preceduto, faceva parte di questa componente. Se oggi è passato all'Api di Rutelli, lo ha fatto per motivi che davvero prescindono da nobili elaborazioni e tormenti ideologici.
La prossima volta che si voterà per il municipio l'unica certezza è che Caradonna non potrà candidarsi. E' già adesso al terzo mandato, perciò la sua esperienza - voglia il cielo quanto prima - si avvia alla conclusione.
Perciò già dal giorno dopo la sua elezione, nel maggio 2008, dentro i partiti si è cominciato a scalpitare sulla sua successione. Questo dibattito di bassa lega ha trascinato con sè l'attività consiliare e nel giro di pochi mesi molti dei mandati elettorali erano stati sovvertiti, con consiglieri eletti in un partito che se la filavano subito in un altro. Come il fantastico Marco Delle Cave, eletto con i 'grillini', passato poi all'Api e quindi approdato all'Italia dei valori. Per non parlare della 'transumanza' di gente del Pd verso l'Api, al seguito di Caradonna, e dello strano consociativismo del Pdl.
Con ciò, il municipio non ha governo politico da un anno. Con conseguenze non proprio edificanti sull'attività amministrativa e soprattutto sul contatto istituzione-società civile-cittadini, che è il compito di base di questo ente altrimenti condannato alla quasi impotenza da programmi di autonomia amministrativa mai compiuti.
Dicevo all'inizio che però la soluzione è insita nel problema. O meglio nella coscienza del fatto che il problema c'è. E il problema è che i rappresentanti della sinistra non rappresentano quelli che dovrebbero, come dovrebbero. Dunque occorre stabilire una relazione nuova tra cittadini politicamente, socialmente, culturalmente orientati a sinistra ed istituzioni rappresentative.
Altrimenti, meglio non averle proprio ed iniziare a rapportarsi direttamente con livelli di governo più elevati (comune, provincia, regione).
E questa nuova relazione, che deve portare ad un nuovo municipio, non può che partire dal basso, dalla quella parte della società civile che è più sensibile al bene comune, che ha maggiormente a cuore un rinnovamento profondo dei meccanismi politici e che, non ultimo, desidera un'amministrazione locale che sappia portare ai livelli superiori le istanze del suo territorio di riferimento.
Ricette pronte non ce ne sono e questo è un bene, perchè significa che chiunque si sente coinvolto si deve adoperare per dare il suo contributo; se già un processo politico di questo tipo si riuscisse ad avviare e poi a radicare, i progressi si vedrebbero anche a stretto giro di una tornata elettorale poichè i politicanti che abitualmente si presentano per farsi votare dovrebbero in prima battuta vedersela con questa parte di elettori che si sono organizzati e che hanno delle richieste semplici, inequivocabili e ben strutturate.
*da-dove-puo-ripartire-un-territorio
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