sabato 29 ottobre 2011

4 Tematiche per il Nostro Municipio

In queste settimane nel V municipio sta crescendo un esperimento di incontro tra realtà e singole persone che hanno deciso di non poter lasciare più in mano ai soli partiti del centro-sinistra il dibattito sulle priorità e, in ultima battuta, anche sulle candidature per la guida di questo ente pubblico, amministrativamente piccolo ma politicamente fondamentale rispetto all'intera città per storia e composizione sociale.

Dall'ultimo di questi incontri è scaturita la necessità soprattutto di fare chiarezza sulle tematiche di maggiore interesse per la nostra parte politica. Come contributo personale, in questo post provo ad individuarne alcune, che ritengo ineludibili.

   1.   Creare presupposti, spazi e garanzie per la piena partecipazione della società civile alla vita istituzionale del municipio.
Il vuoto più grave, la frattura più difficile da ricomporre che si è avuta con l'ultima consiliatura, consiste nella totale scollatura tra i politici locali e le persone che compongono il loro elettorato. La partecipazione è stata poco più che uno slogan e comunque sempre promessa ed ostentata, ma mai realizzata.
Non si può dire che la società civile sia del tutto esente da colpe in questo processo di degrado, poiché per una serie di ragioni (di bottega, per lo più), non si è verificato un momento di rottura nei confronti dei rappresentanti al consiglio.
Tuttavia, quali che siano le ragioni, oggi le cose stanno palesemente così. Si protrae uno spettacolo indecoroso in cui molti eletti in una lista sono passati ad un'altra, il presidente non riesce più a comporre una giunta che goda dell'appoggio della maggioranza uscita dalle urne del 2008 - saranno in grado, prima o poi, costui di spiegare a chi lo ha eletto, nella pubblica piazza, perché - e tutti i partiti che vi sono coinvolti chiedono a turno le dimissioni di Caradonna senza mai farlo formalmente e congiuntamente.
Qualcuno più malizioso sospetta che sia per i gettoni di presenza, ma magari i fattori sono altri, solo che ai cittadini interessano poco.
La prima proposta, dunque, verte proprio sulla necessità di ri-stabilire un nesso forte tra rappresentanti e rappresentati, tale che il voto che le persone esprimono - a prescindere dalla forza amministrativa di un municipio - si traducano in volontà politica di un territorio. Abbiamo tutti chiaro ciò che questa espressione voglia dire se lo confrontiamo con l'esperienza di resistenza della Val di Susa alla Tratta ad Alta Velocità. Un territorio che ha un'esigenza diffusa, deve avere la possibilità di esprimersi prima di tutto a livello istituzionale. Se la politica contrasta la volontà del territorio (in Piemonte Chiamparino e Fassino se ne fregano altamente), si crea una rottura irreversibile e poi la gente è costretta a muoversi con mezzi poco ortodossi. E non andiamo oltre, per ora.

   2.   Dismettere, con effetto immediato, la prassi di spartizioni a tavolino e per accordo fra partiti di incarichi istituzionali al di fuori delle normali dinamiche democratiche del territorio.
E' la nota dolente della storia politica di questa città, non solo della Tiburtina.
Spesso ci si scaglia contro l'unica figura istituzionale che gli elettori intravedono, cioè il presidente del municipio, quando in realtà oltre a lui i partiti scelgono dal chiuso delle loro segreterie i vari vicepresidenti ed assessori. I quali, non avendo la necessità di essere eletti per entrare in carica, non rispondono ad altri che non siano i loro dirigenti.
Ripeto, non è una questione solo di qui, ma da qualche parte deve pur partire un moto di dignità dei cittadini che si trasformi in regole, consuetudini nuove, vincoli virtuosi per il mestiere della politica. Visto che ci siamo e che stiamo discutendo, allora, elaboriamole queste regole, questi vincoli, queste consuetudini e misuriamo la volontà dei partiti di rimettersi in gioco nel confronto pragmatico (e difficile) coi cittadini.

   3.   Mettere al centro dell'agenda politica la difesa e lo sviluppo del territorio.
Senza alcuna ulteriore ambiguità, bisogna chiudere definitivamente la lunga fase di svendita dell'ambiente naturale ed urbano del nostro spaccato di città. Sui centri commerciali, abbiamo dato; sulle abitazioni, abbiamo dato; sugli abusi e sugli sprechi, abbiamo dato. Il nostro quadrante deve essere ripensato radicalmente, affinchè la congestione del traffico e dell'inquinamento cessino. Non ci sono mezze misure. Si deve passare da una visione passiva dell'urbanistica, ad uso e consumo delle sole imprese edili e delle catene commerciali, ad un approccio attivo. Si deve ripartire dalle fondamenta per risolvere,altrimenti tutte le soluzoni si riveleranno farsesche. Ci sono zone senza reti fognarie, zone ad alto passaggio di veicoli con corsie perennemente impraticabili, zone che si allagano alla prima pioggia, zone invase da miasmi di fabbriche o discariche, ecc. Il degrado prodotto in decenni di incurie va fermato prima che da endemico diventi insanabile; e malgrado i poteri del municipio in materia siano relativi, occorre soprattutto dare una serie di segnali forti ed inequivocabili agli altri livelli amministrativi.
A differenza di quanto si potrebbe pensare, è proprio la popolazione del territorio, che meglio ne conosce problematiche e potenzialità, che deve avere un ruolo chiave. Questo ruolo va messo a valore.

   4.   Rivedere o creare, dove non ci sono, le politiche sociali adeguate, responsabili e partecipate a favore dei giovani e delle fasce svantaggiate (welfare dal basso).
Nel vasto ambito della Tiburtina, con i suoi 10 e più quartieri, si sono create condizioni di disagio tali - specie in alcune zone - da aver creato un immenso dormitorio che non fornisce altra socialità se non quella labile e frivola dei centri commerciali. Sono in particolare i giovani (categoria quanto mai complessa ed ampia) a subire la mancanza di spazi e opportunità di crescita, fatto che si congiunge ad una strutturale disattenzione del sistema paese nei loro confronti e che co-determina l'accrescersi di pericolosi vuoti sociali.
Il razzismo e l'intolleranza non sono che riflessi delle inaccettabili frustrazioni a cui ogni giorno si è messi di fronte; ma il territorio, proprio facendo leva opposta sulla creatività e sull'energia delle nuove generazioni, ha la possibilità di trasformare le problematiche in opportunità di crescita individuale e collettiva.
Far diventare l'istituzione di prossimità una vera finestra per le occasioni che i fondi comunitari, statali e regionali e le borse di studio danno, un facilitatore di accesso ai servizi, è necessario per invertire la tendenza generale.
C'è anche bisogno che il municipio torni ad agire un ruolo reale - e non di semplice rappresentanza - nelle decine e decine di vertenze aziendali che stanno caratterizzando gli ultimi anni il depauperamento produttivo della Tiburtina, cosa che non può prescindere dalla condivisione politica del valore del lavoro stesso nella società odierna.
Infine, ma non per ultima, si manifesta la stringente necessità di dare un senso nuovo ai servizi sociali di cui è direttamente responsabile il municipio, al di là dei finanziamenti a disposizione. Occorre rivedere innanzi tutto i meccanismi di accreditamento dei soggetti che operano sul territorio e, soprattutto, la reale consistenza del vantaggio economico del sistema di esternalizzazione di questi servizi, a partire da quelli per i diversamente abili e per gli anziani non autosufficianti.

Spero che questo sommario "elenco della spesa" possa essere utile come spunto di riflessione per tutti coloro che parteciperanno al dibattito sul futuro municipio e a tutti gli altri cittadini che avranno qualcosa da dire in generale.

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