Il primo, tremendo per efferatezza, è la doppia strage in Norvegia che ha ucciso al momento oltre novanta persone, bilancio che non sembra destinato a concludersi.
Ormai sappiamo che c’è un protagonista (non è ancora certo che abbia agito in completa solitudine) per questo delitto inaudito, che è un trentenne nordico ultraconservatore e fanatico religioso. Ma nonostante dopo qualche ora fosse stato catturato, i pc dei redattori delle principali testate italiane avevano imboccato immediatamente la pista del terrorismo islamico.
Non un dubbio, non una perplessità. E malgrado le diverse sfumature – con il Giornale di Sallusti costretto addirittura a rifare la prima pagina dopo aver stampato la sua tiratura con apertura ed editoriale (ad opera della simpatica Fiamma Nirenstein) completamente sballati – più o meno tutti hanno gridato all’ennesima strage jihadista.
Lo ammette con un candore che fa spavento Bernardo Valli di Repubblica: “Se il pensiero che si trattasse di un arabo, di un musulmano, era stato un riflesso condizionato, la scoperta che il criminale era "uno dei nostri" ha suscitato sgomento. Il terrorismo può dunque essere europeo. La sorpresa ha stordito non solo i norvegesi.”
Di sicuro ha stordito i commentatori italiani, che già smaniavano all’idea di poter riempire i loro fogli di cartapesta con un’interminabile serie di fregnacce sul mondo musulmano che ci odia e noi che dobbiamo essere uniti contro questo pericolo; la crisi e gli speculatori vanno bene fino ad un certo punto, perché se si insiste sempre sull’argomento poi la gente o si deprime o si arrabbia. Insomma, come al solito un attentato che è un toccasana.
La seconda balla fenomenale (ed inquietante) riguarda un fatto di ben altro conto, l’incendio di un’ala della nuova stazione Tiburtina di Roma.
Al 90% (non capirò mai bene queste dichiarazioni supportate da percentuali) secondo i pompieri si tratta di un incendio per corto circuito.
Mi trovavo a passare dalle parti della stazione per cose mie ed ho visto questo fumo scurissimo, tipico delle combustioni di materiale plastico, fuoriuscire dalla parete della nuova stazione adiacente alla tangenziale. Ho pensato immediatamente sia al corto circuito, sia al fatto che si sarebbe parlato di un attentato.
Questo bel mostro nuovo di zecca, ancora in fase di completamento, è destinato al ruolo di hub dell’alta velocità tra nord e sud. Un’opera al centro di polemiche e di mobilitazioni cittadine che si sono rinvigorite in concomitanza con la nuova fase della resistenza alla Tav in Val di Susa.
Appena rientro a casa vedo in tv che i canali all news mandano a ripetizione la notizia secondi cui si considera che l’incendio sarebbe di origine dolosa e andrebbe collegato alla contemporanea ripresa delle proteste in Piemonte. Anche qui nessun elemento concreto; anche stavolta prima la tesi e poi, al limite, la rettifica.
Ovvia l’irritazione dei comitati No-Tav. Indirizzare su una protesta popolare e partecipata come quella dei valsusini il sospetto del terrorismo. Meno ovvia, ma nessuno l’ha detto, la questione della gestione di una struttura che tutte le mattine è affollata da migliaia di pendolari che non prendono la Tav ma i regionali, affollati all’inverosimile, disagiatissimi, e che palesemente non è preparata a gestire situazioni critiche.
Se l’incendio fosse scoppiato in mezzo alla settimana, cosa sarebbe accaduto? I nostri eroi della dis-informazione avrebbero innanzi tutto, ancora una volta, parlato di attentatori No-Tav e islamici, magari insieme, per poi compiangere le decine di vittime della calca e del panico.
Malgrado noi si sia tutti adulti e vaccinati e si sappia cos’è l’informazione borghese – la letteratura corrente preferisce definirla mainstream, ma la sostanza è quella –, non possiamo esimerci dal compito di produrre serratamente critica e contro-informazione in ogni modo che la tecnica e la fantasia ci consentano.
- Bernardo Valli, Il cuore nero dell’Europa, http://www.repubblica.it/esteri/2011/07/25/news/cuore_europa-19569217/