lunedì 17 febbraio 2014

Sarà un buon giorno quello in cui...

Sarà un buon giorno quello in cui tutti quelli che in questo paese provano un forte disagio culturale e sociale lasceranno a se stesse tutte le chiacchiere a vanvera che si fanno intorno alla cosa pubblica.

Sarà un buon giorno quello in cui la nostra preoccupazione sarà rivolta solo alla sostanza dei problemi, e questa sostanza sarà stata riconosciuta tramite lo studio e l'analisi, e non il pressappochismo o un mero spirito di parte.
Sarà un buon giorno quello in cui non ci faremo imporre un'agenda dai sentori e dalle voci di corridoio tra giornalisti che frequentano l'emiciclo e gli altri consessi del bordello del potere; quello in cui la cadenza del dibattito avrà a che vedere con la logica successione tra le problematiche realmente vigenti.
Sarà un buon giorno quello in cui, di fronte all'ostinazione della classe dirigente non risponderemo con gentilezza e savoir faire, ma con il rigore e con tutta la durezza necessari ad ottenere risultati, senza timore per le condanne unanimi delle forze politiche, sindacali e pseudo-intellettuali.

Perché ciò che più mi stupisce della mia generazione – e in qualche modo di me, per primo – è questa indolente passività, la tendenza aberrante e fine a se stessa di blaterare praticamente di ogni cosa senza pretendere nessun cambio di rotta con qualsiasi mezzo a disposizione.
Di fronte a quel che a questa generazione è stato tolto in termini di diritti e soddisfazione economica, sarebbe stata giustificabile persino una carneficina, visto lo spirito di distruzione cosciente con cui legislatura dopo legislatura, ministro dopo ministro, presidente del consiglio dopo presidente del consiglio, capo dello stato dopo capo dello stato, si è proceduto a demolire ogni nostra speranza, ogni banale e legittima aspettativa. E invece appena qualche soffio di vento.
Non perché non ci siano battaglie, anche molto importanti e strenuamente combattute, in corso ovunque in questo strambo paese; è che esse non sono mai riuscite davvero a convergere, perché tutti siamo impegnati a difendere il nostro solo ed unico modo di agire come se avessimo bisogno di avere la ragione e non la forza.
Siamo riusciti nella quasi impossibile impresa di essere conformisti, opportunisti, stupidi e soli quanto e forse più di quanto è accaduto durante il fascismo, quando almeno qualcuno seppe alzare la testa e raccogliersi insieme a tutti e tutte coloro che sentivano in un modo analogo (seppur non proprio identico) che quel mostro andava fermato ed ucciso.

Sarà un buon giorno forse, allora, quello in cui tutti noi non ci saremo più, o non saremo comunque più in grado di fare danni, e qualcun altro inizierà a fare tutto ciò di cui c'è bisogno senza guardare in faccia a chicchessia.

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