L'idea di fondo che sottosta alle manovre italiane contro Berlusconi e poi a favore di Monti consiste nel far passare una crisi profonda e devastante come quella che perdura almeno dal 2008 come una congiuntura negativa unita ad un difetto di gestione di un certo governo.
A ciò pare sottostare una strana idolatrìa per i "tecnici", fatti apparire come novelli salvatori della patria non solo in Italia, ma anche in Grecia e forse tra poco altrove. Senza chiedersi troppo chi siano, cosa abbiano fatto finora e se, per caso, abbiano qualche responsabilità in quel che sta accadendo nella profondità dell'economia.
Invece le cifre della produzione, della disoccupazione/sottoccupazione e di tutti i principali trend parlano di qualcosa di molto diverso.
L'elemento 'Euro', la favola dello spread, il pericolo (reale?) di default degli stati, non sono che corollari critici di una scena globale molto più complessa.
E' una crisi strutturale.
Ciò significa innanzi tutto che sono le fondamenta, le assi portanti del sistema, a scricchiolare fino quasi a rischiare di collassare.
Il traino del capitalismo, il profitto, si va progressivamente assottigliando da diversi lustri, almeno per quanto riguarda il cosiddetto mondo industrializzato (Usa, Giappone, Europa in particolare). E' consumata la sua spinta propulsiva e così, invece di far instaurare nuovi rapporti economici e sociali positivi, la sua ossessiva ricerca distrugge quelli esistenti.
La causa principale di questo andamento risicato del profitto è, però, insita nel modello sistemico contemporaneo, quello neoliberista che ha ridisegnato il mondo, ma che proprio i paesi più 'avanzati' hanno subito maggiormente.
La finanza globale ha messo ad un angolo il mondo produttivo - almeno dagli anni '70 - e quindi la maggior parte degli amministratori di società cercano di conseguire solamente rendimenti di borsa alti nel breve-brevissimo periodo.
I piani industriali non esistono più, fanno solo da apripista per le delocalizzazioni, le esternalizzazioni e tutte le altre amenità dei tempi che corrono.
Il dogma della libertà d'impresa, sancito da leggi sui contratti di lavoro e da normative in ambiti contigui scriteriate, ha permesso da un lato guadagni impensabili alle dirigenze aziendali; dall'altro ha dato luogo alla precarizzazione di massa di quelle che una volta si chiamavano le maestranze, cioè i dipendenti.
Sono questi ultimi a scontare i difetti del meccanismo economico.
Il peso sempre maggiore delle spese di mantenimento individuale/familiare (la casa, lo studio, la salute, persino la previdenza, ecc.) ha creato un indebitamento cronico. La quasi totalità delle compere avviane attraverso mutui e prestiti che è sempre più difficile onorare. Come succedeva ai tempi di Emile Zola e del suo Germinal.
Il lavoratore schiavo del suo debito sembrava una figura superata, dopo il 'boom' economico. Invece è tornata tristemente alla ribalta, avvicinando sempre più tra loro - ma a ribasso - paesi e continenti sinora distantissimi.
Il default, se si verificherà, penalizzerà loro (ovvero noi), che rischiano di non poter neanche usufruire del proprio (poco) denaro.
E' da questa visuale che occorrerebbe muoversi - e non da quella prodotta con tipico stile terroristico dai grandi media - per individuare la strada da percorrere per un reale risanamento.
Innanzi tutto il risanamento di cosa? E di chi?
Uno Stato che risana i suoi conti per compiacere i mercati finanziari, è lo Stato di tutti? Lo Stato che cancella i diritti dei lavoratori per fare un favore alle imprese (i cui titolari, però, spostano agevolmente i loro guadagni all'estero), che Stato è? E che Stato è quello che tassa i propri cittadini già a corto di fiato ma è pronto a ripianare i bilanci di banche che si sono esposte a rischi altissimi nella più totale autonomia?
Da dove prendere le risorse che ci sono e dove collocarle è, ragionando alla spicciola, ciò che qualifica uno Stato in un senso o in un altro.
Quello che avviene in questi giorni in giro per l'Europa parla di scelte borghesi per un sistema che è l'ultima evoluzione del sistema borghese di sempre.
E servono, al di là dei trucchi e degli inganni, a rinforzare l'idea che solo il capitalismo può offrire soluzioni ai problemi, come se questi fossero dei semplici incidenti di percorso.
Come se altre prospettive, che superano il presente, non si facessero via via più ragionevoli e necessarie per 'salvare' chi è veramente a rischio.
Scritto condivisibile, ma con riserva.
RispondiEliminaInnanzitutto permettimi di spezzare una lancia a favore dei "tecnici": al di là del fatto che chi si occupa di problemi che interessano la collettività fa comunque politica, ciò che divide i professori dagli onorevoli è la totale mancanza della catena del consenso che grava sui secondi. Chi occupa il potere per incarico elettivo è sottoposto a vincoli tali per cui qualsiasi scelta giusta ma impopolare è vissuta come un travaglio ingestibile. In un'ottica di favori reciproci, al netto della sostenibilità vera, cade il presupposto pedagogico che una carica elettiva è moralmente obbligata a esercitare, col risultato che gli elettori smarriscono il senso di responsabilità sociale, piegati dal giogo del qui e ora. Monti ha avuto il merito di sottolineare l'incapacità politica, e quindi degli elettori stessi, nel gestire la crisi che è sì strutturale, ma che colpisce con diversa forza l'Europa. Monti ha soprattutto posto l'accento sul fatto che se certe scelte fossero state fatte in tempi non sospetti, magari oggi non ci si affiderebbe ai tecnici ma a un governo democraticamente eletto e sostenuto nel bene come nel male da un popolo intero.
Mio caro, è vero che il capitalismo non è la soluzione dei problemi, non esiste l'autoregolazione dei mercati e non esiste un progetto che vada oltre il presente, poichè il profitto breve acceca la sostenibilità mondiale, ma ad oggi non esite alcuna valida alternativa all'utopia della redistribuzione delle risorse. Conosci qualche via di fuga dal disastro?
perchè io non l'ho letta nel tuo post.
Magari l'istruzione... Allora più i pad per tutti?
Io, delegato cisl, luxottica, Italia.
http://milodonteskin.iobloggo.com/
intanto grazie per il commento.
RispondiEliminati risponderò in parte nel post che sto scrivendo,
ma è ovvio che non ho soluzioni globali in tasca, non sono un mago.
credo solo che non sia possibile, dopo aver subito il berlusconismo e i suoi pseudoavversari per anni, che l'unico orizzonte accettabile sia quello di un governo borghese integrale come quello di monti.
il dott. monti non è neutrale, e se anche pare necessario aggiustare strutturalmente i conti del paese, a te non sembra che i saldi si debbano fare sui lavoratori dipendenti e sui loro figli?