domenica 16 ottobre 2011

Cronaca di un Giorno Difficile

Mi sono alzato contento.
Sarà una grande manifestazione. Ci sarà tanta gente. Mia moglie no, preferisco di no.
So che sarà un giorno difficile. Ma non immagino quanto. Nè come.
Arrivo a Termini e trovo già parecchia gente.
Scopro in poco tempo quanta è davvero: un fiume enorme.
Scendo per via Cavour, piena come un uovo.
Poi la prima stonatura. Due macchine bruciate davanti ad un negozio di animali, chiuso.
La colonna di fumo nero, che avevamo intravisto scendendo per la via, ha annerito una facciata del palazzo.
Poi - sono pigro - devio per una via laterale, a sinistra.
Voglio arrivare al Colosseo senza fare tutto il giro dei manifestanti.
Incrocio il camion dei Cobas e mi avvio verso via Labicana con loro.
Il nuovo scenario non è diverso dal precedente.
Un muro di persone.

All'improvviso un colpo sordo, da lontano. Non si capisce.
Primo attacco di panico collettivo: una piccola folla scappa verso di noi.
Ci rifugiamo rapidi all'entrata del parco di Colle Oppio. Ma non è nulla.
Dal camion una voce pacata invoca il ritorno alla dimensione del corteo.
Chiede di non offuscare con gesti individuali quella grande manifestazione di massa.
Si riparte. Ma l'aria non è buona.
Qualcuno poco più avanti se l'è presa con una caserma sulla via.
E' un attimo e prende fuoco. Il corteo si arresta.
E' una tensione che inizia a crescere. Ma a S. Giovanni manca poco.
Una volta che saremo arrivati ci rilasseremo.
No.
Facciamo cinquanta metri di via Merulana; usciamo sulla piazza del vicariato.
La folla si assembra in maniera disordinata.
Noi si segue i Cobas, che tengono il loro spezzone ordinato.
Nello spiazzale, al lato di via dell'Amba Aradam, c'è un cordone di polizia bello grosso.
Allora bisogna andare verso piazza S. Giovanni, sul davanti della basilica.
E' un movimento convulso, incerto. La folla fa avanti e indietro.

Decido di mettermi sulle scale del sagrato.
Nella radura, a cento metri di distanza, si muove qualcosa.
Alcuni blindati della polizia vengono fronteggiati da dei manifestanti.
Pochi gli uni, pochi gli altri.
Volano degli oggetti verso le camionette blu.
E quelle incominciano a partire, avanti e indietro.
Poi gli idranti.
E' a questo punto che il fragile equilibrio della piazza si rompe.
Quando i blindati indietreggiano, parte un'onda umana di diverse centinaia di manifestanti verso di loro.
Scoppia il casino.
Partono decine di lacrimogeni.
E' la prima nuvola, la prima di una serie che dura per tre ore filate.
Tre ore di lacrimogeni. Tre ore di cariche e contro-cariche.
Noi in circa duecento, sulle scale della chiesa, a sputare quel veleno, a sciacquarci gli occhi.

Proviamo a spostarci sul lato, nel pratone dove sono appostate le tv.
Siamo sotto la torretta di Sky. Ci vogliamo sfilare da quella brutta situazione.
Non ci riusciamo.
Siamo circondati dalla polizia, che sta chiudendo la piazza in una morsa.
Arrivano anche i carabinieri.
Volano altri lacrimogeni e ci tocca fare dietrofront.
Torniamo sul sagrato e aspettiamo.

Io non so chi abbia diretto l'ordine pubblico a San Giovanni in quel momento.
Però, o aveva un intento preciso, o non ci ha capito niente.
La folla mano a mano fluiva dal piazzale del vicariato.
Nello stesso verso, ma al contrario, sono iniziate delle assurde scorribande delle camionette.
Lì ho capito che volevano proprio sgomberare la piazza.
Ma che assurdità?
La piazza finale del corteo sgomberata a colpi di manovre automobilistiche!
In un crescendo di follia generale, un piccolo plotone di polizia cerca di prendere il centro della piazza.
Sono forse trenta agenti.
Che vengono circondati da persone che si avvicinano a braccia alzate.
Ma si impauriscono e li ricacciano indietro, senza colpire in realtà nessuno.
Poi un paio di camionette dei carabinieri si lanciano verso il vicariato.
La gente però è troppa. Ed arrabbiatissima.
Una camionetta riesce a fare retromarcia. L'altra, più avanzata, no.
Appena la intravedo mi accorgo del fumo che esce dall'abitacolo.
Un momento più tardi è in fiamme.
I militari scappano e la folla esplode di gioia.
In realtà, sullo sfondo, ancora dei tafferugli vanno avanti.
Ma tutto si è smorzato, tranne la tensione.

Capiamo che può essere il momento buono per muoversi ed uscire da quella trappola.
Ci avviamo lesti verso la Scala Santa. La superiamo.
Ci sono altri cordoni di carabinieri.
Gli sfiliamo davanti velocemente, andandocene verso viale Manzoni.
C'è ancora un mucchione di gente, sulle strade laterali.
Ma ormai siamo a Porta Maggiore.
Vicini alla macchina.
Prendiamo un caffè. Al bar c'è Rainews, con le prime immagini.
Sembra tutto così diverso, quando si guarda un posto in cui si è stati dalla tv.

Si è fatto notte. Tutti i miei amici stanno bene.
Si torna a casa.
E' stato un giorno difficile, davvero.

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