Sono giornate convulse.
Da una parte la mafia dei colletti bianchi che preme sull'acceleratore per avanzare con le fasi preliminari dei lavori per la Tav in Val di Susa.
Dall'altra la massa dei contrari, che è una massa critica ormai; non solo perché ha ampiamente travalicato i confini territoriali della protesta, ma soprattutto per il fatto che raccoglie consensi di esperti sia in ambito naturalistico che economico.
Parlare di un'opera per il progresso è ormai completamente impossibile. I costi realizzativi ed ambientali sono sotto gli occhi di tutti.
martedì 28 febbraio 2012
lunedì 13 febbraio 2012
Perì Fyseos
Sono giorni che penso a quello che avviene in Grecia.Non si vede luce per un popolo intero, un popolo che è il sinonimo stesso della civiltà.Messo alle corde da un parlamento schiavo delle banche, un parlamento che pullula di personaggi che hanno retto il gioco a chi falsificava i bilanci dello stato a danno di tutti.
E da noi non è così?Il nostro, di parlamento, che oggi si rifa una verginità votando provvedimenti che coinvolgono e frustrano solo noi che lavoriamo, dopo aver rubato tutto ciò che l'impunità ed il conformismo dell'opinione pubblica gli ha permesso di rubare.
Ci ripetono fino all'ossessione che noi non siamo la Grecia, come se essere la Grecia fosse un'onta, una vergogna. Noi che saremmo l'Italia, invece, stiamo al sicuro; peccato che due anni fa si diceva ai greci lo stesso, magari prendendo le distanze, chessò, da qualche stato africano eternamente sottosviluppato.
E mi è venuta in mente, così, tornando a ritroso, quella campagna di Bono Vox e di Jovanotti di qualche anno fa che recitava "cancella il debito!"; eh già, perchè anche Bono e Jovanotti ci arrivavano che il debito non era una variabile economica, ma un'arma politica. Si parlava, appunto, di Africa, ma ora sappiamo che era la stessa roba.
Oggi nessun artista pop canta "cancella il debito greco" (o quello italiano, portoghese, spagnolo, irlandese, ecc.). La Grecia è diventato una specie di reality show, in cui ci si emoziona variamente, a seconda delle sensibilità, per il dramma che LORO stanno vivendo. Noi, si sa, non siamo la Grecia.Poi lo scoppio del debito colpirà anche noi (ci ha già colpiti, peraltro); e allora cosa NON saremo? Non saremo la Sicilia? Non saremo la Calabria? Non saremo il Meridione?
No. Qualcun altro, forse, in qualche altro paese, potrà dire a se stesso "noi non siamo l'Italia".Gli italiani, invece, che per decenni si sono illusi di poter affrontare le catastrofi con le battute e la satira, gli italiani che con supponenza hanno marchiato d'infamia qualunque forma di opposizione che non fosse uniformata ai voleri della sinistra istituzionale, si troveranno col sedere per terra.E nessuna alternativa ragionata, condivisa e valida al sistema che pian piano li va schiacciando.
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